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Adele Menzio
Torino Arte, novembre 1975
 

Giovanni Arpino
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In Cesare Bruno colpisce questa logicità, questo riuscire, attraverso la figurazione, ad essere astratto; questo saper enunciare postulati e principi con una serie di immagini, emblematiche è vero, ma pur sempre concrete e riconoscibili che, tuttavia, nulla hanno a che vedere con il concetto normalmente legato alla "cosa" che esse rappresentano. Si vedano ad esempio le tele rappresentanti gli schienali di seggiola a rocchetto: ci troviamo di fronte ad una figurazione (nessuno dubita, né deve farlo, sulla natura degli oggetti rappresentati) ma il concetto ispiratore dell'opera è quello proprio di una iterazione di moduli, di una tipica astrazione. L'esigenza di contemplare ed unificare due momenti della pittura che fino a ieri (o fino a oggi?) si sono presentati in antitesi: figurazione ed astrazione, è avvertito dai ricercatori più sottili e sto per dire che proprio Cesare Bruno, se proseguirà in una certa direzione e la porterà alle ultime conseguenze, indicherà una nuova via alla pittura contemporanea.

 

 
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